Quasi 200 anni fa l’artista, Katsushika Hokusai realizzava una delle opere più iconiche dell’arte giapponese, poi divenuta anche un simbolo della cultura nipponica in occidente: the Great Wave off Kanagawa. Proprio da Kanagawa arriva il nostro giovanissimo talento, Yuki Tsunoda che ha mostrato di che pasta è fatto già al suo debutto in gara, pochi giorni fa.
Dopo il suo nono posto al primo Gran Premio del 2021, in Bahrain, Yuki è già diventato una stella in Giappone, conquistando le prime pagine di tutti i media sportivi! Il ventenne di Kanagawa non ha perso l’occasione per mettere la propria firma sul libro dei record, diventando l’unico pilota giapponese nella storia della Formula 1 a conquistare punti nella gara d’esordio. Entra così in un esclusivo club che conta solo altri 64 piloti, tra cui troviamo anche altri atleti che hanno iniziato con noi la loro carriera in Formula 1: Sébastien Bourdais (2008), Daniil Kvyat (2014) e Carlos Sainz (2015).
Yuki, a Sakhir, partiva dalla 13esima posizione e dopo uno start cauto ha iniziato una gara condotta con grande maturità e coraggio, mostrando velocità e personalità nella progressione che lo ha poi portato a chiudere in nona posizione, dopo l’ultimo ed ennesimo sorpasso ai danni dell’Aston Martin del ben più esperto Lance Stroll.
Yuki è sceso in pista in Bahrain consapevole di portar con sé il peso delle aspettative di milioni di fan giapponesi che, dopo sette anni, sono tornati ad avere un proprio connazionale sulla griglia. Nella lunga storia della Formula 1 sono stati 24 i piloti nipponici che si sono affacciati sul Circus, ma alcuni di questi non sono mai riusciti neanche a prendere parte a una gara: tra gli anni Ottanta e Novanta era la consuetudine, poiché a quei tempi gli iscritti alle gare superavano i posti disponibili in griglia e le qualifiche erano serrate e molto selettive.
L’ultimo, in ordine cronologico, a rappresentare il Giappone in F1 è stato Kamui Kobayashi: ha corso 75 Gran Premi dal 2009 al 2014, conquistando 125 punti in totale e la soddisfazione di un podio, agguantato nella gara di casa – a Suzuka – nel 2012. Prima di lui ci erano riusciti solo altri due giapponesi: Aguri Suzuki nel 1990 con la Lola Lamborghini e Takuma Sato con la BAR Honda nel GP degli Stati Uniti del 2004. È anche in onore di Takuma Sato che Yuki ha scelto il suo numero, il “22”. Un riferimento a un pilota ancora oggi molto amato in Giappone, sia per l’esperienza in F1 (è ancora l’unico pilota giapponese ad aver condotto 2 giri al comando di un GP) sia per i successi oltreoceano (si è imposto per due volte nella mitica 500 Miglia di Indianapolis, nel 2017 e nel 2020).
Adesso tocca a Yuki, primo pilota Classe 2000 a correre in Formula 1. In Bahrain si è regalato una bellissima rimonta verso i suoi primi punti iridati e, siamo certi, il bello deve ancora venire!